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Di
Oratino i ricordi sono talmente tanti che per un periodo non breve mi
sono considerato quasi del posto. Avevo persino imparato a riprodurre
l’accento locale con una certa efficienza, anche se in una veste
sicuramente caricaturale e scherzosa. C’erano amici con cui si condividevano
storie, c’era la giovinezza, le speranze. Tutto. C’era la
forza di una creatività inesperta, primaria, incontrollabile e
perciò stesso smisurata.
Come se fosse a portata di mano una vittoria.
Ora, a distanza di tanti anni, ci passo quasi altrettanto spesso ma in
solitudine, a guardare ancora il sole che muore. E qualche volta, immerso
nei cupi pensieri del presente, sorseggio una birra o mi lecco un gelato.
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